Crisi da Consumismo

                                                         



Quando le società economiche sanno che stanno per entrare in crisi economica convincono i consumatori che soltanto aumentando i consumi si possa evitare la crisi economica, quando anche i consumi non bastano aumentano i prezzi e le tasse

spreco


tratto da:"il Grigio Parlante"
"Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini euguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i propridesideri" - Alexis de Tocqueville
l'esistenza dell'uomo, come individuo in una società, è sempre stata accompagnata dalla sua voglia di apparire migliore.
Specialmente dagli inizi degli anni '30, in Gan Bretagna e negli Stati Uniti, sono iniziate rilevanti manifestazionidi un fenomeno, che avrebbe assunto progressivamente centralità economicanella sfera dei consumi e in quella della produzione di beni: il consumismo.
Concordando con l'opinione di molti giornalisti, il consumismo può essere tranquillamente e giustamente considerato la "malattia" del XX e XXI secolo, in quanto rappresenta il bisogno cronico e compulsivo dell'uomo di acquistare beni e servizi che non sempre si rivelano necessari.
Tuttavia il consumismo è considerato l'unica "arma" che i cittadini possiedono per risollevare l'economia e di conseguenza offre, secondo alcuni politici, la possibilità di migliorare il proprio Paese. Nei momenti di crisi infatti i governi incitano ad aumentare i consumi. Certo è che molti giornalisti e non si sono chiesti se veramente l'unica cosa da fare è quella di aprire il portafogli.
Secondo l'opinione pubblica, ma soprattutto quella dei mass media, questo, cioè il "consumismo patriottico", è l'unica possibilità che i cittadini hanno per aiutare la propria patria. Deduciamo però che promuovendo questo ambiguofenomeno viene cancellata ogni distinzione tra consumatore e cittadino.
Certo è che, come ci insegna la storia, lo sviluppo del consumismo è stato accompagnato da una crescita del tempo libero, che i pubblicitari hanno trasformato in tempo di consumo.
ciò è un aspetto tipico delle classi agiate, in quanto solo chi non è oppresso da lavori troppo impegnativi e faticosi, ha la possibilità di ritagliarsi del tempo libero: tempo di consumo.
Il consumismo tende a dare una percezione errata della realtà, in quanto ciò che uno possiede non sempre equivale alle reali possibilità economiche.
L'atto del comprare per apparire viene visto come un'esigenza emozionale necessaria per continuare a vivere in questa società, spropositatamente materialista ed estetista. È eccessiva l'importanza che, soprattutto i popoli di origine anglosassone,danno al denaro: "manipolando" forse le teorie calviniste tendono ad idealizzare la parola successo solo se questa è accompagnata da un costante aumento del denaro posseduto.
È così importante apparire che, molto spesso, la gente si sente obbligata a possedere determinati oggetti e, qualora qualcuno non abbia la possibilità di acquistarli, è disposta a ricorrere all'industria del falso, che sta diventando progressivamente mercato di massa e di conseguenza protagonista del panorama economico internazionale.
È proprio nei Paesi in via di sviluppo, come India e Cina, che quest'industria è maggiormente radicata, anche se non si può dimenticare il piazzamento leader occupato dalla nostra nazione.
Concludendo, siamo concordi nel dire che il consumismo non porta solo sviluppo e denaro in una società, ma comporta anche degli svantaggi: la società, oppressa dall'ossessiva mania dell'avere il "carrello della spesa" sempre più pieno di quello del vicino, si sta dimenticando l'importanza di altri valori fondamentali per l'uomo. 

Eliana Bilali e Francesca Sonego